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Lavorare con il potenziale emotivo (e come lo faccio)

Le emozioni sono certamente qualcosa che fa parte della vita di ognuno di noi. Nessun essere umano sano è privo di emozioni. Se ne parla tanto sulle riviste, sia divulgative che scientifiche, eppure ancora oggi ci sono pochissimi programmi educativi in tal senso. Siamo tutti poco educati a fare i conti con le nostre e le altrui emozioni in modo funzionale. In genere ci viene invece insegnato che in parte vanno sedate, trattenute, controllate, se possibile anche dimenticate, in parte vanno esaltate, liberate, sfogate. Alcune sono buone ed altre cattive.

Quando lavoro con le emozioni io mi affido a quella corrente di pensiero che sostiene che le emozioni vanno GESTITE.

Per gestire qualsiasi cosa occorre prima di tutto conoscerla, per cui il mio lavoro con le emozioni parte dalla percezione di esse e dagli effetti che esse hanno sul nostro corpo e sui nostri pensieri. Occorre dare un nome alle emozioni e alle sfumature degli stati emotivi e apprendere come funzionano.

Una volta che conosciamo bene qualcosa o qualcuno possiamo iniziare a fidarci e possiamo iniziare a lasciarci andare. In questa fase il lavoro con le emozioni prevede la sperimentazione di modi nuovi per esprimerle, modi funzionali a quello che per ognuno di noi è benessere. Si tratta proprio di adottare comportamenti nuovi, di usare le emozioni a nostro vantaggio, di farci coinvolgere da esse e non stravolgere.

Non ci sono ricette perché ognuno di noi ha un suo modo di sentire, esprimere e gestire le emozioni. Il mio lavoro consiste nell’accompagnare la persona a sviluppare la migliore strategia per se stessa e nel fornirgli qualche strumento pratico per non rimanere in balia delle innumerevoli emozioni che la vita ci offre.

Il Breathwork e la mediazione corporea in questo senso sono uno strumento in più che la persona acquisisce perché le emozioni si sentono nel corpo, a volte si sentono nel corpo prima ancora di capire che si tratta di emozioni (il cuore che batte forte, il respiro che si altera, la sudorazione che aumenta, la bocca che si asciuga, ecc.). Il respiro poi è uno strumento estremamente efficace sia nella fase di esplorazione che nella fase di gestione delle emozioni e degli stati d’animo, uno strumento sempre a nostra disposizione se ci permettiamo di imparare ad usarlo. L’Equilibrio Neuro Emozionale (Nei) ci permette di fare in modo che le nostre emozioni che ci hanno bloccato, gli stati d’animo che ci hanno sequestrati anche in un tempo lontano e di cui ancora risentiamo, possano assumere un senso e possano avere una chiave di gestione. Non si ricerca il perché e il come, ma si dà un senso nella nostra storia attuale per potere “andare oltre” un po’ più leggeri. L’uso del simbolo, sotto forma di disegno o mandala o sotto forma di racconto, sono due degli altri strumenti che adotto per dare voce al mondo emotivo della persona o per dare forma al mondo emotivo che la persona vorrebbe.

Il mondo emotivo rimane per me il più affascinante aspetto umano in grado di metterci in contatto col peggio di noi e con il meglio. Se usate bene le emozioni possono far dialogare le nostre parti in ombra con quelle in luce per renderci Autentici in senso rogersiano.

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