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Dal naso ai polmoni e poi via verso il fiume circolatorio: la strada dell’aria.

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Dal naso ai polmoni e poi via verso il fiume circolatorio: la strada dell’aria.

La fisiologia della ventilazione polmonare, come l’aria entra ed esce dai polmoni e la fisiologia della respirazione polmonare, ovvero come avvengono gli scambi gassosi nei polmoni, sono complesse. Ma alcune cose possono farci capire meglio la respirazione consapevole e i suoi benefici.

Intanto: perché respiriamo? Per portare ossigeno nel sangue e per portare fuori anidride carbonica

Per respirare ci servono le vie aeree superiori, cioè il naso, la faringe la laringe e la trachea…e la bocca? A dire il vero la bocca serve per mangiare ma talvolta anche per respirare…perché siccome senza respirare non sopravviviamo a lungo siamo stati progettati dall’universo con l’entrata e l’uscita di emergenza!

Nella tecnica classica del Breathwork noi respiriamo anche con la bocca. L’aria che entra da questa cavità è maggiore per quantità, meno riscaldata e, in un certo senso, più impattante, più energizzante. Quando espiriamo dalla bocca, inoltre, possiamo più facilmente forzare un po’ l’espulsione anche se, ricordiamolo, la fase espiratoria del Breathwork è rilassata, non è uno spingere fuori l’aria.

Man mano che entriamo nel corpo incontriamo le vie aeree inferiori composte da bronchi, bronchioli e polmoni di cui l’unità funzionale sono gli alveoli, cioè un gruppo di cavità dove avviene la vera e propria respirazione polmonare, cioè lo scambio di gas.

Tutto qui?  No ovviamente…siamo esseri ben lontani dalla semplicità.

Non solo polmoni

Per respirare ci servono anche dei muscoli. Il più noto è il diaframma, ma non è il solo. Durante l’inspirazione, ovvero la fase in cui portiamo dentro l’aria, per esempio intervengono anche lo sterno-cleido-mastoideo e lo scaleno, che sono muscoli del collo, e i muscoli intercostali esterni, mentre nella fasi di uscita dell’aria, detta espirazione, sono coinvolti gli intercostali interni, il retto e trasverso dell’addome, il muscolo obliquo sia interno che esterno.

La salute di almeno questi muscoli è essenziale per la meccanica della ventilazione polmonare. Infatti perché la gabbia toracica possa espandersi e contrarsi per permettere all’aria di entrare e uscire servono questi muscoli. Molte persone che fanno Breathwork riportano dopo  5 costanti sedute di  avere la sensazione di essere più tonici. Non è una sensazione… il Breathwork è un allenamento muscolare a tutti gli effetti, acido lattico compreso dopo le prime sedute 😊

Tornando alla respirazione e riducendo al massimo la spiegazione della ventilazione polmonare possiamo dire che l’aria entra perché mentre il volume del polmone si espande la pressione intrapolmonare diminuisce e dunque l’aria entra. Al contrario quando il volume della gabbia toracica diminuisce la pressione aumenta e l’aria esce.

Una volta che l’aria è entrata ed arrivata agli alveoli deve avvenire lo scambio di gas, cioè l’ossigeno deve entrare e l’anidride carbonica deve uscire.

Ma entrare e uscire da dove? In senso generale dal sangue per cui a livello alveolare dai capillari Questo avviene secondo leggi fisiche precise che vi risparmio ma che riassumo dicendovi che i gas si spostano da una parte all’altra in base al loro gradiente di concentrazione ma anche in base alla permeabilità e alla resistenza delle pareti che debbono superare.

Il sangue ,ricco di ossigeno all’andata e carico di anidride carbonica al ritorno ,si diffonde nel corpo grazie all’apparato circolatorio, più precisamente grazie alle arterie porta ossigeno alle cellule, grazie alle vene porta via l’anidride carbonica. Qui si entra in una fase detta respirazione cellulare su cui scriverò in un altro momento.

Tutto sotto controllo

Questo processo qui riassunto all’osso è regolato sia dalla componente nervosa che dalla componente chimica.

Quando noi facciamo Breathwork con costanza e per periodi di tempo prolungati agiamo molto su questa seconda componente che però a sua volta comunica con la componente nervosa.

Ricordiamoci che il corpo anche da un punto di vista biologico ha dei tempi di apprendimento e che nella fase intermedia talvolta può darci qualche fastidio. Durante le prime sessioni di Breathwork si possono verificare fenomeni come formicolii periferici, senso di apnee più prolungate, a volte anche spasmi muscolari.

Le reazioni di fronte a questi fenomeni possono essere di due tipi. La prima è spaventarsi e non ripetere mai più l’esperienza. La seconda è credere di avere avuto “l’effetto illuminazione” legato all’impatto emotivo che tali sensazioni fisiche possono generare.

Per non cadere in nessuna delle due reazioni, entrambi limitanti della esplorazione dei potenziali benefici del Breathwork, è sempre bene affidarsi a professionisti competenti che sappiano guidarci e accompagnarci in questo processo.

Se siete curiosi e volete provare da soli sappiate dunque che:

1)I vostri muscoli potrebbero essere poco allenati e il giorno dopo potrebbe potreste sentirvi come se un tir vi avesse investiti

2)  la chimica del vostro corpo, il rapporto ossigeno e anidride carbonica, e il vostro cervello si parlano. Non scordatevi che i centri del controllo nervoso della respirazione stanno del bulbo e nel ponte, in quella parte del cervello molto antica che regola le funzioni di sopravvivenza umana e che non accetta facilmente, per fortuna, i cambiamenti repentini. Se dunque vi capita di non riuscire a tenere il ritmo che volete, di non riuscire a inspirare come vi pare, di addormentarvi non è che non siete capaci…è più facile che abbiate semplicemente un buon istinto di sopravvivenza 😊

3)sul mio canale Youtube  (Consulente Anna Bernardi) troverete degli esercizi semplici per principianti per non partire allo sbaraglio.

 

 

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