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Sesso e sessualità

Generalmente quando usiamo il termine sesso ci riferiamo in modo indistinto a:

  • organi dell’apparato genitale
  • atto sessuale
  • genere/identità di genere
  • sessualità

Eppure non è così e se ci pensate il fatto che con una solo parola “ce la caviamo” per tutto è un segno di un atteggiamento decisamente sfuggente, di una cultura piuttosto evitante sull’argomento.

Sesso è una parola che deriva dal latino SEXUM che significa separato, la riproduzione sessuata è quella che avviene attraverso la separazione in parti e il ricongiungimento del corredo genetico.

La parola sesso andrebbe usata quando ci si riferisce a caratteri genetici e morfologici che ci collocano nell’essere maschi, femmine o intersessuali e non descrive di certo la sessualità.

L’OMS definisce la sessualità come “un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione” e ci dice che “viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Sebbene la sessualità possa includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite o espresse. La sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.”

Dunque la sessualità non è qualcosa che ha una sola dimensione e come tale va trattata. Richiede qualcosa che è poco di moda. Richiede l’introduzione dell’elemento COMPLESSITÀ.

Sono convinta che il linguaggio ci permetta non solo di comunicare fra di noi ma anche di dare forma dentro di noi e fuori da noi al “mondo che vorremmo” e per questo dedico sempre molto tempo sia in seduta individuale che nei gruppi tanto tempo alla costruzione di un vocabolario più ampio. Per esempio preferisco sostituire “fare all’amore” a “fare sesso”. Oppure “incontro erotico” alle forme popolari e colorite che descrivono un incontro occasionale (“trombata”, “scopata”). Non si tratta di una valutazione morale. Si tratta di costruire una immagine della sessualità differente che porta a vivere la sessualità con più consapevolezza e soddisfazione. Il linguaggio colorito ha un suo spazio, lo spazio “pop” come lo chiamo io, uno spazio che è funzionale quando si passa dallo svilire una cosa complessa al renderla “leggera”, famigliare, divertente.

Entrare nel mondo della sessualità richiede di indagare dentro di sé navigando nello spazio di identità, di corporeità, di emotività, di relazione, di valori, e molto altro. Per quanto lunga e in apparenza complessa la definizione OMS è quella da cui si parte. E richiede la fatica e la calma necessaria per farlo. Ma da molte soddisfazioni e non solo nella vita sessuale. Noi siamo animali sessuati e sessuali eppure passiamo dal fare della sessualità un tabù al farne un oggetto di consumo senza mai darle un valore educativo, evolutivo e di sviluppo sociale che invece ha.

A chi mi chiede se mi occupo di sesso io tendo a rispondere “anche”. Mi occupo degli aspetti fisici della sessualità, ovviamente. Ma certo non sono il mio focus e non credo debbano esserlo per nessuno.

Alla prima lezione alla scuola di sessuologia ci dissero che noi non ci saremmo occupati di disfunzione erettile, vaginismo, calo del desiderio ma di persone che ci raccontavano qualcosa di loro. Ed è così, ogni giorno che passa, ogni persona che viene e mi racconta della sua difficoltà sessuale sta solo socchiudendo una porta, a me ma soprattutto a sé, su un mondo molto più ampio.

Anche per questo credo che sia errato dire che si fa educazione sessuale ed affettiva. L’educazione sessuale è educazione affettiva perché l’affettività è una delle dimensioni della sessualità. Si può avere un incontro erotico con perfetti sconosciuti, potremo raccontarci che non abbiamo coinvolto il cuore, che non sappiamo neppure il nome di chi ha passato del tempo con noi ma da noi stessi, dalle nostre emozioni, dal nostro sentire non possiamo sfuggire. Il nostro mondo affettivo, quello che riguarda noi e solo noi, è comunque presente. Certo possiamo fare lezioni di salute sessuale senza implicare, forse, l’affettività. Ma questo saranno e nulla più.

Certamente la complessità richiede che si lavori per priorità e singoli temi ma se non si tiene presente sempre il tutto si rischia di non approdare a nulla.

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